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10 febbraio 2022
ore 14:56
di Carlo Migliore
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 Per tutti

Il nostro Sole non è una Stella immutabile nel tempo, questa visione aristotelica fu messa in dubbio già nel lontano 1600 con gli studi di Galileo Galilei che per primo, osservò sulla sua superficie delle strane macchie di colore scuro che si spostavano nel tempo e mutavano di forma. Oggi sappiamo tantissimo di quelle che più comunemente vengono definite "macchie solari", sappiamo che sono delle aree leggermente meno calde del resto della superficie del Sole ed è per questo che ci appaiono scure. Sappiamo che sono caratterizzate da una intensa attività magnetica e sappiamo che sono presenti anche su altre stelle e che cambiano nel tempo con un'attività ciclica che dura all'incirca 11 anni. Oltre a questi cicli minori di 11 anni in cui le macchie aumentano e diminuiscono fino ad un valore massimo e uno minimo, esistono anche cicli maggiori che abbracciano più cicli minori e sono caratterizzati da una particolare abbondanza o scarsità di macchie.

Il più famoso anche per noi meteorologi è sicuramente il minimo di Maunder che abbracciò un periodo di circa 70 anni, dal 1645 al 1715. Durante questo settantennio i cicli minori di 11 anni furono caratterizzati da un numero estremamente basso di macchie e il clima del pianeta da una temperatura globale di circa 1°C inferiore alla media. Tanto bastò affinché i ghiacciai alpini raggiungessero le valli e perché la laguna veneta gelasse in inverno tanto da poterci pattinare sopra. Ma la relazione tra una attività solare minima e un raffreddamento del clima non è così semplice da affermare, diciamo che nelle linee generali è possibile che l'attività solare influenzi l'andamento del clima ma tantissimi altri fattori in gioco potrebbero metterla in minoranza. Perché ci teniamo a sottolineare che questa corrispondenza non è matematica? Perché il prossimo ciclo solare, il ciclo 25° appena iniziato, si sta dimostrando ben più intenso di quanto previsto, al punto che il valore mensile di macchie a fine dicembre 2021 è stato più del doppio della previsione e il più alto da oltre 5 anni. Se questo trend dovesse continuare, secondo gli scienziati della Nasa il prossimo ciclo che avrà un picco massimo tra novembre 2024 e marzo 2026 potrebbe essere non solo molto più intenso del 24° che lo ha preceduto ma tra i più intensi degli ultimi decenni. 

Questo ha sorpreso e anche un po' allarmato la comunità scientifica per almeno due motivi, il principale è che un ciclo solare più intenso potrebbe produrre tempeste geomagnetiche più intense in grado di interferire o persino danneggiare le linee delle telecomunicazioni come avvenne nella grande tempesta solare nota come "Evento di Carrington" del 1859 che oggi genererebbe blackout elettrici e manderebbe KO il 50 per cento dei satelliti. E poi c'è il timore che possa influenzare negativamente un clima già fin troppo caldo facendolo diventare ancora più caldo. Ma questo secondo timore come abbiamo specificato non trova una perfetta corrispondenza scientifica. Null'altro possiamo dire e dopo tutto La meteorologia spaziale è l'unica meteo di cui non possiamo occuparci personalmente, in quanto appannaggio quasi esclusivo delle agenzie spaziali e in particolare della NASA, dovremo quindi affidarci alle loro previsioni. Previsioni che al pari di quelle atmosferiche possono essere affette da un certo margine di errore. 


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