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5 ottobre 2017
ore 13:12
di Alex Guarini
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Immagini dal Satellite MODIS della Nasa
Immagini dal Satellite MODIS della Nasa

Nonostante le deboli piogge che hanno interessato ad inizio autunno l'isola, in Sardegna resta ancora molto preoccupante il problema della siccità.Eloquenti i dati pubblicati dal distretto idrografico: su 1,799 miliardi di metri cubi d'acqua autorizzati nelle dighe dell'Isola, a settembre 2017 ne risultano invasati 848 milioni e 549 mila, pari al 47% con un indicatore del 0,279.

Nel mese precedente (agosto) gli invasi erano al 51% (923.325 mln), mentre a luglio erano al 59% (1.066,344 mln). Tra le zone a preoccupare maggiormente il Sulcis. L'invaso di Monte Pranu è al 26% (12.815 mln), mentre ad agosto si attestava al 31% con 14.955 mln di metri cubi di fronte ai 17.924 disponibili. Ancora peggio la situazione all'invaso di Cixerri dove il livello è al 10% (1.853) con Punta Gennarta al 6%.

Nel sistema Nord Occidentale si arriva al 41% (140.786) con Muzzone (Coghinas) al 56% e Casteldoria al 51%, ma con il Cuga al 4% e il Bidighinzu al 6%. Ancora, la diga Maccheronis di Posada precipita a un livello dell'8% (2.034 mln metri cubi d'acqua) dal 19% di agosto. Male anche il Taloro (28%), il Cedrino (16%). Persino nel sistema Tirso Flumendosa il livello che a giugno si attestava al 74%, a settembre è del 52%.

Secondo la comunità scientifica dei geologi anche la Sardegna dovrà iniziare a mettere in campo processi di desanilizzazione, utilizzando così l'acqua del mare. Negli ultimi 30 anni, proseguono gli esperi, si è assistito, in Italia, ad un aumento della temperatura media di circa 1.1 gradi centigradi ma nell'ultima estate si è registrata un'ulteriore impennata di oltre 2 gradi rispetto alla media climatica del periodo di riferimento 1971-2000. Sempre durante l'ultima stagione estiva, la temperatura del mare, in Italia, ha raggiunto valori di oltre tre gradi rispetto alle medie dell'ultimo ventennio.

Questo indica che ci dobbiamo abituare a estati con ondate di calore intense e prolungate di origine subtropicale con valori termici e pluviometri che solo 20 anni fa avevano dell'eccezionale. Ora invece sembrano la normalità indicando che il clima sta cambiando.

Per gli esperti sono destinate a cambiare "le stagioni turistiche ed agricole. Durante le future estati, con ogni probabilità avremo sempre meno acqua a disposizione e di questo dovremo essere consapevoli perché dal momento in cui l'acqua da fusione delle nevi sarà meno abbondante e si infiltrerà meno nelle falde acquifere più superficiali e le precipitazioni piovose saranno sempre più intense e meno persistenti, la risorsa idrica sarà evidentemente meno abbondante e di qualità organolettiche peggiori. Già adesso, in molte aree pianeggianti prossime alle coste, tra le quali il Campidano sardo, si assiste al fenomeno di ingressione del cuneo salino, che porta ad una minore disponibilità di acqua per l'irrigazione delle aree adibite ad uso agricolo con ovvie ripercussioni sulla loro produttività".


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