21 gennaio 2023
ore 10:08
di Simone Fant
tempo di lettura
3 minuti, 2 secondi
 Per tutti

In Francia dal 22 agosto non è più possibile pubblicizzare le fonti fossili sui giornali, radio e televisioni. La norma, votata più di un anno fa all'interno del pacchetto Climat et Résilience, riguarda i prodotti petroliferi, l'energia prodotta da carbone e l'idrogeno nero, cioè generato da fonti fossili. Rimane consentita la pubblicità per quei combustibili che contengono più del 50% di energia a zero emissioni.

Parafrasando una nota canzone rap italiana: "Fino a qui tutto bene". Ciò che però ha fatto storcere il naso a diverse associazioni ambientaliste francesi è la deroga sul gas che beneficerà di un'esenzione temporanea fino al 30 giugno 2023. "Ancora una volta, le lobby hanno avuto la meglio sulla politica - . ha commentato Edina Ifticene, rappresentate di Greenpeace Francia - Dopo aver insistito per includere il gas fossile nel quadro della tassonomia europea, la Francia sta facendo un altro regalo all'industria del gas fossile". Il motivo di questa scelta, si legge nella nota stampa di Greenpeace Francia, è dovuto alla fine della cosiddetta "tariffa regolamentata" di vendita del gas (TRV), ovvero i contratti di fornitura a prezzi fissati. In Francia attualmente ci sono ancora quasi 3 milioni di attori, tra imprese e consumatori residenziali, che hanno ancora un contratto a prezzi regolamentati. Prima che scada la tariffa, i consumatori devono avere la possibilità di scegliere l'offerta per loro migliore e questo richiede che i fornitori pubblicizzino i loro prodotti. Lo scorso primo luglio il governo aveva deciso di togliere dai poteri pubblici il ruolo di controllo sul mercato e di affidarsi pienamente alle regole della concorrenza. Questo spiega perchè la normativa consenta agli attori sul mercato di "farsi conoscere" tramite pubblicità.

Mentre la ministra della transizione ecologica Barbara Pompili l'aveva definita come una legge che punta verso la "fine della civiltà" dei combustibili fossili, il giudizio di Sarah Denisse, avvocata e responsabile della campagna Résistance à l'action publicitaire, è più cauto, sottolineato alla stampa che la normativa lascia comunque la porta aperta alle pubblicità dei biocarburanti, criticati per problemi di deforestazione e consumo del suolo. "Diventano vietate quelle pubblicità che promuovono per esempio la partenza per le vacanze con una pompa di benzina in secondo piano ", ha riassunto la specialista in diritto ambientale e giustizia climatica Marta Torre Schaub a Radio France Culture.

Per Greenpeace France rimane una legge che manca di ambizione. "Il divieto dovrebbe essere esteso al trasporto aereo, stradale e marittimo alimentato da combustibili fossili", si legge in una nota dell'associazione. Nel 2020 la Convenzione dei cittadini per il clima aveva proposto anche un provvedimento più radicale: il divieto di pubblicità su "tutti i prodotti a forte impatto ambientale".

Nell'ottobre 2021 era stata proprio Greenpeace a lanciare una raccolta firme per lo stop delle pubblicità dei produttori di combustibili fossili. C'è tempo fino al prossimo mese di ottobre per raggiungere la quota di un milione, il che obbligherebbe la Commissione europea ad esprimersi.

Un altro passaggio normativo avverrà all'inizio del 2023, quando entrerà in vigore il divieto di promettere che un prodotto rispetti il ​​principio di "carbon neutrality". In realtà questa neutralità climatica si basa generalmente sul principio della "compensazione"; ovvero quando l'azienda finanzia progetti di riforestazione che compensano le emissioni di gas serra prodotte. Per evitare pratiche di greenwashing, il claim del prodotto dovrà essere accompagnato da un bilancio delle emissioni di gas serra che considera l'intero ciclo vita.


Seguici su Google News


Articoli correlati