20 maggio 2023
ore 10:10
di Valeria Pagani
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 Per tutti


I bombi probabilmente non sono mai stati animali troppo attraenti. Non hanno occhi grandi ed espressivi, ma molte zampe e un corpo peloso. E ci volano addosso. Ma se oggi si estinguessero potrebbe essere un grande problema. Perché se li perdessimo, tutti ne usciremmo sconfitti. Perderebbero gli agricoltori, i ristoratori, i floricoltori, gli apicoltori. Ma perderebbero anche gli istituti di ricerca, i mercati finanziari e noi tutti. Dalle api e tutti gli impollinatori dipende la riproduzione di oltre l'85% delle piante selvatiche e più del 70%delle colture agrarie. Ma non solo. Il valore economico dell'impollinazione fornita dagli insetti pronubi - che trasportano il polline - ammonta a miliardi di dollari all'anno: dal loro contributo dipendono tra i 235 e 577miliardi di produzione alimentare globale.

Un valore con ogni probabilità sottostimato. Proviamo a portare un esempio concreto. Secondo uno studio condotto da un team di ricercatori del CATIE - Centro Agronómico Tropical de Investigación y Enseñanza, Turrialba del Costa Rica e dell'università del Vermont, in assenza di api e uccelli i coltivatori di caffè vedrebbero nel breve periodo le loro rese ridursi del 25%: una perdita di circa 1.066 dollari per ettaro di coltivazione. La sicurezza economica degli agricoltori si basa quindi sul "lavoro" gratuito fornito dalla natura, senza la quale anche i costi di produzione sarebbero ben maggiori. Gli agricoltori dovrebbero per esempio usare metodi di impollinazione artificiale, ovvero il trasferimento manuale del polline per mezzo di pennelli o lo strofinamento diretto dei fiori maschili sugli stigmi dei fiori femminili. Una pratica lunga e dispendiosa. Fare un esempio basato sul peso economico dei servizi ecosistemici può essere utile per capire l'importanza che api e simili hanno per i nostri modelli di vita, di consumo e di mercato, ma i benefici da loro offerti vanno ben oltre il mero valore economico. Gli insetti impollinatori cuciono infatti relazioni tra tutti gli esseri viventi, vegetali ed animali, e mantengono elevato il grado di complessità del mondo. Senza loro gli ecosistemi si banalizzerebbero e potrebbero scomparire specie utili all'alimentazione non solo dell'uomo, ma anche degli altri animali, portando a una cascata di estinzioni. Per sintetizzare: meno impollinatori significa meno rese, meno reddito, meno benessere, più insicurezza.

Oggi la frammentazione degli habitat, l'uso di pesticidi, i cambiamenti climatici, l'urbanizzazione sono tutti fattori che stanno mettendo a rischio tutte le specie di api e tutti gli altri insetti pronubi, dai Lepidotteri (farfalle e falene) ai Ditteri e Coleotteri. Naturalmente non è semplice definire le percentuali o i numeri di questo declino, perché spesso mancano dati accurati e il monitoraggio è molto difficile. L'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) indica nella Lista Rossa che il 40% delle specie di api sono minacciate. Secondo la European Red Lists of Bees, delle circa 2000 specie di api distribuite sul continente, quasi il 10% è in declino. In Italia, sempre secondo le Liste Rosse IUCN delle 151 specie di api native valutate, 34 - pari al 22% - sono quelle in pericolo. Numeri di una scomparsa che mette a rischio il nostro benessere e la vita di altre specie.

E quindi cosa si sta facendo, almeno in Italia, per tutelare gli impollinatori? Università, parchi, imprese, cittadini e istituzioni si stanno impegnando a salvaguardare questi insetti. Per esempio il progetto Life BeeAdapt interviene con azioni pilota in 5 aree italiane per preservare ed incrementare la connettività ecologica e l'eterogeneità degli habitat tramite l'implementazione di infrastrutture verdi pollinator-oriented. Il progetto Life4Pollinators, invece, punta a divulgare le informazioni e migliorare le conoscenze sugli impollinatori nativi di un'area; ma promuove anche un'agricoltura senza pesticidi e pratiche rispettose degli ambienti rurali. E dai finanziamenti europei - i programmi Life appunto - si passa alle imprese. Punta di diamante nelle startup agri-tech è l'azienda 3Bee, che sviluppa sistemi intelligenti di monitoraggio e diagnostica per la salute delle api. In 2 anni ha sviluppato un network di 10.000 apicoltori che operano su tutto il territorio italiano. Ma c'è anche Apicoltura urbana, una società che installa e cura alveari presso aziende, parchi e scuole all'interno, fornendo un servizio educativo di riscoperta della biodiversità nei contesti urbani. Un elemento fondamentale resta infatti la disponibilità di fiori e piante nelle città: qui i progetti di citizen-science sono di grande stimolo per i cittadini nella creazione di aree verdi, piccoli orti e giardini, così da favorire la sosta e il nutrimento degli insetti che si trovano a transitare nei centri. 

Infine la politica. La Commissione europea sta lavorando molto per favorire il ripristino degli ecosistemi e la tutela della biodiversità. La strategia europea Farm-to fork e quella sulla biodiversità hanno delineato azioni per frenare il declino degli impollinatori: dalla riduzione dei pesticidi alla promozione dell'agricoltura biologica, dalla creazione di zone protette, al ripristino di aree naturali degradate. Azioni che rientrano anche nel "Nuovo patto per gli impollinatori" proposto sempre dalla Commissione Europea, che dovrà essere potenziato anche in Italia. A chi non da importanza a questi bellissimi insetti, vale la pena ricordare il detto diffuso tra gli apicoltori: "Api, insetti e altri impollinatori ci procurano un boccone su tre del cibo che mangiamo". Tutelarli fa bene a tutti, anche alla nostra gola.


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