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27 luglio 2023
ore 12:12
di Francesco Nucera
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circolazioni oceaniche
circolazioni oceaniche


La Corrente del Golfo che scorre sulla superficie dell'Oceano Atlantico settentrionale  trasporta circa 150 milioni di metri cubi di acqua al secondo. Essa proviene dai tropici e si dirige dalle coste orientali degli USA verso l'Irlanda. Ogni grande bacino oceanico ha una corrente come questa. Essa è resa possibile per via della rotazione della Terra e per gli Alisei, per questo motivo non potrà mai crollare.

La Corrente del Golfo, dopo essersi staccata dalla Carolina del Nord, si spezza in numerosi vortici oceanici. Questi poi attraversano l'Atlantico da ovest verso est e continuano verso nord. Una volta raggiunti la punta meridionale della Groenlandia e della Norvegia queste acque calde, che hanno attraversato l'Atlantico, si raffreddano, diventano più dense e pesanti e sprofondano. Di conseguenza  attraversano il bacino atlantico fino alla Florida. La circolazione inversa Atlantic Meridional Overturning Circulation o Amoc descrive proprio questo fenomeno. AMOC è la parte della circolazione termoalina che si collega con le correnti superficiali attraverso la subsidenza delle acque fredde.  La circolazione atlantica inversa, che erroneamente  viene definita Corrente del Golfo, consente di distribuire meglio questo calore su scala globale. Il problema si avrebbe se l'AMOC rallentasse, cosa che può accadere se le acque sono più fredde e meno saline. E questo è già successo in passato, l'evento più eclatante è avvenuto nell'ultima era glaciale.

E' da diversi anni che si parla del crollo dell'AMOC. Questo punto di svolta è stato descritto per la prima volta da Stommel nel 1961 in un modello molto semplice. Tuttavia potrebbe avvenire in futuro relativamente vicino, per via della fusione del ghiaccio artico e conseguente riversamento di acqua dolce nell'Atlantico a causa global warming. Non ci sono misurazioni dirette per un periodo di tempo molto lungo ma solo dal 2004. Questo indebolimento causato dall'uomo è responsabile di un raffreddamento del Nord Atlantico o Cold Blob che attualmente vediamo e che per la scienza è il primo segnale di questo rallentamento. Questa poi è l'unica regione del mondo che è andata contro il global warming, raffreddandosi; ma questa zona risente anche di altre situazioni; oltre all'AMOC, ci sono eventi su scale temporale decadali (AMV) e anche interannuali come la Nao. Così mentre l'AMOC subirebbe un indebolimento in un mondo più caldo, la Corrente del Golfo non subirebbe grossi cambiamenti.

Secondo questo recente studio su Nature gli autori, usando un modello matematico semplificato con l'aggiunta dei dati osservati, indicano che questo potrebbe avvenire nel periodo 2025-2090, con un grado di confidenza del 90%.  Lo studio cita l'aumento della variabilità come indicazione che il sistema si sta muovendo verso un punto di non ritorno. Ma gli strumenti statistici, anche se possono essere utili, corrono il rischio di semplificare eccessivamente le relazioni del sistema e perdersi dei pezzi. I risultati di questi lavori andrebbero presi con molta cautela; nonostante tutto il rallentamento dell' Amoc nei prossimi cento anni è comunque possibile, e potrebbe essere già iniziato. E' anche previsto da una serie di modelli climatici attuali.

Le conseguenze di una diminuzione dell'intensità dell'AMOC sul clima europeo sono ignote. Alcuni studi sono focalizzati sui pattern meteorologici, altri invece sul clima estremo. Di certo non provocherebbe un raffreddamento dell'Europa in quanto il riscaldamento globale prodotto dalle attività umane è molto forte e riuscirebbe a contenere il raffreddamento operato dalla circolazione delle correnti marine. I modelli climatici standard hanno dimostrato che il rischio è relativamente basso in questo secolo ma potrebbero sottovalutare il rischio. Ci sono due ragioni per questo: ignorano in gran parte la perdita di ghiaccio in Groenlandia e il conseguente apporto di acqua dolce nel Nord Atlantico, che contribuisce all'indebolimento dell'AMOC. Il rapporto AR6 dell'IPCC ha ridotto al 50% la fiducia che l'Amoc non crollerà entro il 2100, per cui avverrebbe molto più tardi di questo recente lavoro. In un recente meeting la maggioranza dei ricercatori ha convenuto che non si sa ancora in che modo l'AMOC risponderà al futuro cambiamento antropogenico.


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