Meteo Alpi - Dopo il caldo record, desta preoccupazione l'anomala fusione nivale
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Solo
poche settimane fa le Alpi erano ricoperte da un importante
innevamento, frutto di una seconda parte di primavera molto fresca e
nevosa, che ha causato non poche difficoltà e grandi sforzi per
sgomberare dalla neve i principali passi alpini e renderli agibili
alla viabilità ordinaria. Questo contrasta ancora di più con
l'attuale situazione che vede la perentoria espansione dell'anticiclone africano con temperature record su tutto l'arco
alpino: massime fino ad oltre 30°C si sono registrate a 1500 m con zero termico
prossimo a 5000 m e notti tropicali anche in bassa montagna.
Le condizioni di caldo anomalo stanno inoltre provocando una eccezionale fusione nivale, con tassi anche di 10/20cm al giorno a quote di 3000 m, gonfiando così ruscelli, torrenti e fiumi che destano anche delle preoccupazioni in alcune aree.
Ecco due immagini riprese dalla Webcam installata al Rifugio Chabod a quota 2750 m sotto i versanti del massiccio del Gran Paradiso (Valle d'Aosta). La prima riferita al 28 giugno, la seconda al 19 giugno; la differenza in soli 10 giorni è impressionante!
A destare preoccupazione è in particolare l'Alta Valtellina, nell'area tra Bormio e Santa Caterina Valfurva (tra l'altro luoghi che ospiteranno alcune gare di sci maschile a Cortina 2026) dove l'anomala saturazione dei terreni conseguente alla fusione nivale, sta concorrendo alla destabilizzazione di un grosso corpo franoso (del volume stimato di centinaia di migliaia di metri cubi) sul versante dei Ruinon. La frana scende verso valle con tassi, in alcuni punti, fino a 6 metri al giorno! Il versante è monitorato con preoccupazione dalle autorità locali, esso potrebbe anche collassare da un momento all'altro con dinamiche difficili da prevedere. Anche altri settori montani potrebbero essere interessati da dissesti per l'eccessiva fusione nivale che satura i terreni generando delle sovrappressioni capaci di innescare dei crolli. In passato, nel giugno 2002, in Piemonte, una situazione analoga concorse nella formazione del "lago effimero" sui versanti del Monte Rosa e richiese l'uso di speciali idrovore per prevenire una rovinosa tracimazione che avrebbe minacciato i paesi vallivi e in particolare Macugnaga (VCO).