1 giugno 2021
ore 14:03
di Carlo Migliore
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 Per tutti

Purtroppo dietro la più che inflazionata espressione "Si muore di caldo" si cela una drammatica e incontrovertibile verità, di caldo si muore davvero e non da adesso ma da sempre. Le patologie associate alle ondate di calore possono causare ogni anno decine di migliaia di vittime, si calcola che nel ventennio 1998-2017 siano stati almeno 166mila i decessi dovuti al caldo intenso di cui 70mila solo nella terribile ondata di calore che interessò tutta l'Europa nel 2003. Per capire quanto l'attività umana abbia influenzato questi numeri drammatici è stato condotto uno studio i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica "Nature Climate Change". Il team di ricerca ha preso in considerazione 732 località in 43 paesi diversi nel periodo 1991-2018 esaminando le condizioni meteorologiche del passato in associazione alla mortalità e simulando scenari con o senza emissioni innescate dall'attività antropica. 

Da questo lavoro emerge un dato allarmante, nel periodo di riferimento di 28 anni almeno il 37% (dato medio) di tutti i decessi legati al calore sarebbe attribuibile all'attività umana ma i maggiori contributi indotti dai cambiamenti climatici (oltre il 50%) vengono dall'Asia meridionale e occidentale (Iran e Kuwait), dal sudest asiatico (Filippine e Thailandia) e dal Centro e Sud America. Lo studio tiene conto solo dei decessi ma sappiamo bene che esistono anche gravi conseguenze seppur non mortali  associate alle alte temperature, come i ricoveri ospedalieri provocati da complicazioni cardiovascolari o respiratorie. Inoltre zone come l'Africa e l'Asia meridionale non sono state incluse nello studio per mancanza di dati. I risultati sono quindi del tutto sottostimati.

La necessità di intervenire subito diventa quindi un imperativo, gli sforzi fatti fino ad ora non sono sufficienti e nonostante una riduzione del 7% nella combustione dei combustibili fossili a causa dell'emergenza legata al coronavirus, la temperatura media globale si è attestata nel 2020 attorno a +1.2°C. Se pensiamo che l'obiettivo fissato dalle Nazioni del Mondo prevede un contenimento entro +1.5°C ci rendiamo conto di quanto siamo pericolosamente vicini al punto di non ritorno.


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