2 gennaio 2023
ore 10:44
di Edoardo Ferrara
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 Per tutti

QUANDO GLI INVERNI ERANO FREDDI E NEVOSI ANCHE IN ITALIA - Non è certo un mistero che gli inverni dello scorso secolo fossero mediamente più freddi e nevosi di quelli attuali, in particolare nel Nord Italia, dove frequentemente venivano ad interagire le perturbazioni atlantiche con le masse d'aria fredda pilotate dall'anticiclone russo-siberiano. Gli anni '40-'50 furono molto produttivi in tal senso, ma non da meno anche gli anni '60-'70; dagli anni '80 la frequenza di eposodi freddi e nevosi andò invece progressivamente calando, fino ad annullarsi quasi del tutto o risultare 'perle rare' dagli anni 2010 in avanti. 

Se oggi per trovare accumuli nevosi importanti in inverno bisogna salire in genere oltre i 1800-2000m sulle Alpi (e talvolta neanche quello per via di condizioni siccitose), pensate che ad esempio negli anni '40 e '50 non di rado si registravano cumulate di neve anche superiori al metro non solo sulle Alpi ma pure sulle Prealpi e fino alle quote medio-basse. 

IL CASO DELLA LA VALANGA MORTALE DEL MONTE SAN PRIMO, PREALPI COMASCHE - Il Monte San Primo è un rilievo lombardo sito nelle Prealpi Comasche: la sua cima, alta 1682m, è la più elevata del triangolo lariano e sovrasta le rive del Lago di Como e Bellagio (di cui San Primo ne costituisce una frazione). Emblematico il caso della Valanga del Monte San Primo, noto anche come tragedia dell'albergo Parco Monte San Primo, che si verificò nella notte del 14 marzo del 1946. Alle ore 04,30 da una cresta sovrastante del Monte San Primo si distaccò una slavina che raggiunse e sventrò la depandance del Grande Albergo Parco Monte San Primo e tutti coloro che erano al suo interno, causando undici morti. Il distacco fu forse indotto dall'inesperienza di due sciatori stranieri che furono visti incamminarsi nei dintori dell'albergo. La struttura è in stato di abbandono dagli anni 80.

Difficile oggi immaginare che sulle Prealpi si sciava a quote anche piuttosto basse, ma era così: pensate che le propaggini della valanga raggiunsero i 1000m, con i soccorritori a spalare metrate di neve. Nel caso specifico dell'Inverno '45-'46 si registrarono numerose episodi di maltempo associati a perturbazioni atlantiche alimentate da masse d'aria mediamente assai più fredde di quelle attuali. Il tutto con la 'compiacente presenza' dell'anticiclone russo-siberiano che pilotava masse d'aria gelida in moto retrogrado verso l'Europa. Pattern sinottici di questo tipo erano abbastanza frequenti allora, mentre oggi costituiscono casi rarissimi. 

Con il successivo riscaldamento globale infatti gli impianti sciistici sono entrati in larga parte in disuso e d'altra parte stanno andando progressivamente in affanno quelli alle quote medie, dove la neve è via via più carente e le temperature sono sempre più alte anche per poter mantenere quella artificiale. 


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