26 gennaio 2022
ore 10:10
di Manuel Mazzoleni
tempo di lettura
3 minuti, 33 secondi
 Per tutti

Quasi ogni anno buona parte della East Coast settentrionale, viene colpita da un evento nevoso di moderata intensità.

Ma quale è o meglio quali configurazioni portano a tali eventi?

La risposta risiede nei famigerati

Nor’easters.

Scopriamo insieme che cosa sono...Tecnicamente sono un tipo di perturbazione a macro-scala che avviene lungo la costa orientale degli Stati Uniti e del Canada Atlantico, o più precisamente, descrive una

zona di bassa pressione il cui centro di rotazione si trova al largo della costa orientale degli USA

ed attorno al quale i venti soffiano dal mare sin verso la terra ferma assumendo una componente dominate da nordorientale. Le depressioni spesso nel loro movimento si avvicinano alla terraferma, fino talvolta a raggiungerla sugli stati del New England, interessando anche le province atlantiche del Canada.

Esse possono verificarsi in ogni periodo dell’anno ma hanno maggiore frequenza tra ottobre e aprile.

Ma come si formano?

Lo stadio iniziale di un Nor'easter è in genere la formazione di un sistema di bassa pressione sulle calde acque della Corrente del Golfo a est della Florida. In molte delle volte questo processo è innescato dalla presenza di un'area di vorticità legata ad una perturbazione nella medio-alta atmosfera, che a sua volta è in genere la risposta a una intensa avvezione artica sulle pianure centrali degli USA. Infatti è stato scoperto che

la formazione di Nor’easter è fortemente correlata con la fase negativa della AO

(Artic Oscillation), che permette quindi intrusioni di aria artica alle medie latitudini. La bassa pressione così formatasi si muove successivamente verso nordest, parallelamente alla costa orientale degli USA, continuando ad approfondirsi rifornendosi di aria umida e calda dall’Atlantico.

Come vengono classificati?

Si parla di

"onshore forming"

quando il minimo transita ad ovest di città come Boston e New York. In tal caso la struttura risulta meno produttiva e profonda dato lo scarso contributo dall’Oceano. Si parla, invece, di

"offshore forming"

quando il minimo si posiziona in mare o poco ad est della costa. Sono appunto queste configurazioni che creano i fenomeni più violenti. Infatti continuando ad approfondirsi, seguono la Corrente del Golfo, un’immensa fonte di energia ed umidità, raggiungendo in alcuni casi una configurazione "a occhio" tipica dei cicloni tropicali. Tuttavia non possono essere annoverati in tale categoria per la presenza di fronti e per il fatto che si tratti di figure depressionarie a cuore freddo ai livelli più alti della troposfera a differenza dei primi che sono a cuore caldo.

Ma cosa provocano?

II forte gradiente barico genera nella maggior parte dei casi intensi venti, che possono raggiungere

raffiche anche superiori a quelle che si riscontrano negli uragani.

Quest’ultimi generano così onde elevate che creano forti mareggiate lungo la costa, erodendola e causando non pochi danni alle strutture costiere. Nel contempo l’elevato contributo umido dal mare favorire la genesi di

intense precipitazioni

che, oltre ad abbattersi sulla costa, si spingono nell’entroterra anche per centinaia di chilometri. Nei mesi invernali, il contributo freddo offerto del cuore della struttura, unito alle fredde masse d’aria in discesa sulle Grandi Pianure, trasforma i rovesci ed gli acquazzoni in vere e proprie bufere di neve, come quella che si è abbattuta nei giorni scorsi sulla Capitale. In alcuni dei più intensi Nor'easter, gli effetti vengono altresì esaltati per la persistenza dei fenomeni, dovuta al movimento molto lento della depressione, ostacolata nel suo moto verso NE dalla presenza di un anticiclone sul Canada sudorientale. Questa configurazione favorisce l’afflusso di aria fredda artica dal Canada, con conseguente nevicate anche al livello del mare.

Precedenti?

La storia è piena di tempeste causate dai Nor'easter, alcune delle quali anche catastrofiche. Tra le più devastanti ricordiamo: Ash

Wednesday Storm del 1962

(40 decessi e 60 cm di neve), Groundhog Day gale del 1976 ( 22 miliodi $ di danni e ben 142 cm di neve), la Tempesta perfetta del 1991 e la Tempesta del Secolo del 1993 ( 300 decessi e 152.4 cm di neve) .


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