4 dicembre 2023
ore 10:47
di Valeria Pagani
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 Per tutti

Nel 1981 Charles Darwin scrisse un'opera intitolata "L'azione dei vermi", in cui descriveva come i lombrichi, nel loro inesausto impegno nel rivoltare e vagliare la terra, producessero effetti straordinari sull'ecosistema e sul paesaggio, formando l'humus, dissodando e rendendo fertili i terreni. Per Darwin non erano affatto delle creature "ignobili", piuttosto dei veri e propri ingegneri, dotati di una certa intelligenza. Senza la loro presenza e azione costante, infatti, avremmo a disposizione ben poco di quel suolo che ci serve per vivere e nutrirci.

Il suolo non è solo fisicamente la base della vita, il "pavimento" su cui trascorriamo i nostri giorni, ma ci offre una vasta gamma di benefici (o se si vuole di "servizi" ecosistemici), senza i quali avremmo poco con cui "cavarcela". Un suolo sano filtra l'acqua e la rende potabile, riduce il rischio di inondazioni, mitiga il clima attraverso il sequestro di carbonio, ci permette di avere terra fertile su cui coltivare e produrre cibo. Al suo interno vivono miliardi e miliardi di animali e vegetali - tra cui batteri, funghi, collemboli, aselli, vermi e molti altri - responsabili della sua continua formazione e rigenerazione. Un suolo che si possa definire sano non è costituito solo di particelle solide, di terra, ma anche di acqua e di aria (i cosiddetti pori). E qui rientrano in gioco i vermi, che hanno un ruolo importante nel mantenimento e miglioramento della struttura del suolo. Lo scavano fisicamente e aerano, miscelano la materia organica, riciclano i nutrienti e creano nuovi microhabitat per gli altri organismi. Le loro azione aumenta quindi la possibilità per l'acqua di filtrare, proprio perché trova la presenza di spazi vuoti, riducendo il deflusso sulla superficie e così anche l'erosione.

Oggi però le attività umane e i cambiamenti climatici stanno provocando un degrado sempre maggiore del suolo ed esercitando una pressione eccessiva sulle risorse idriche. Basti ricordare il Rapporto di Ispra sul consumo di suolo in Italia, del 2023, che sottolinea quanto l'urbanizzazione sfrenata stia "mangiando" interi territori, anche fertili, oppure ripensare all'incapacità dei terreni di drenare l'acqua di fronte alle forti e violente piogge che hanno colpito la nostra penisola proprio perché fortemente cementificati o compattati dalle attività agricole, ma anche degradati dalle siccità che si manifestano sempre più di frequente. Altro problema è la grande quantità di inquinanti che vengono dispersi sul suolo da pratiche agricole non sostenibili, da processi industriali e da una cattiva gestione dei rifiuti. E di fronte al continuo degrado di suolo è importante ricordare che questa risorsa non è rinnovabile: un solo centimetro può impiegare da centinaia a un migliaio di anni per formarsi, ma può venire eroso o contaminato in solo pochi giorni.

Cosa serve fare quindi? Sensibilizzare l'opinione pubblica e i governi sul fatto che servano politiche di tutela per questa indispensabile risorsa. E la giornata mondiale si propone di fare questo. A livello globale, infatti, non esistono accordi specifici vincolanti sulla sua tutela, ma si trovano menzioni in diverse decisioni internazionali come l'Accordo sulla biodiversità delle Nazioni Unite e quello per combattere la Desertificazione. A scala europea è in fase di implementazione una Strategia dell'UE per il suolo, che vorrebbe definire un quadro di misure concrete per proteggere e ripristinare i terreni e garantire che siano utilizzati in modo sostenibile. In Italia, invece, la proposta di legge sullo stop al consumo di suolo si è elaborata nel 2012 ed è bloccata in Parlamento dal 2016. Ancora troppo poco si sta quindi facendo in questa direzione. Eppure è importante ricordare che solo un suolo sano è in grado di erogare a pieno le sue funzioni e di assicurare la fertilità che garantisce sostenibilità alla produzione di cibo.

Proprio in questi giorni, alla COP28 sui cambiamenti climatici, dove si sono riuniti i capi di Stato di (quasi) tutto il mondo, la dott.ssa Rosa M. Poch, presidente del Gruppo Tecnico Intergovernativo sui Suoli, ha detto: "È giunto il momento di riconoscere che, occupandoci del suolo, il più grande ecosistema vivente del mondo, e prendendocene cura, potremmo trovare le risposte che abbiamo sempre cercato."


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