25 febbraio 2023
ore 16:14
di Francesco Nucera
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 Per tutti


El Niño è previsto subentrare dopo l'estate al fenomeno opposto de La Niña. Questo attuale episodio prolungato de La Niña è iniziato a settembre 2020 ma è atteso attenuarsi nelle prossime settimane. Secondo le previsioni, dopo la fase di neutralità, ci sarebbe il 66% di probabilità che El Niño possa manifestarsi tra la fine dell'estate e l'autunno. 

Si va infatti verso la conclusione de La Niña. I venti occidentali legati allo spostamento della Madden Julian Oscillation sul Pacifico determinano una attenuazione degli Alisei orientali che hanno mantenuto in vigore il fenomeno. Un nuovo giro della MJO e dei westerly wind burst in marzo metterebbe le basi per lo sviluppo de El Niño. 

Nonostante ci siamo trovati nel periodo di raffreddamento della pluriennale La Niña, le temperature globali hanno mostrato sempre valori 'alti'. El Niño si verifica durante l'inverno nell'emisfero settentrionale e il suo effetto di riscaldamento richiede mesi per essere avvertito, il che significa che, al di là del previsto 'caldo' 2023, sia il 2024 candidato a stabilire un nuovo record di temperatura globale. Le ondate di caldo senza precedenti causate da questo importante evento di El Niño hanno reso il 2016 l'anno più caldo mai registrato. 

El Niño potrebbe aprire la strada al raggiungimento della soglia di +1,5°C a livello globale. Questa soglia è il limite della temperatura globale fissato nello storico accordo di Parigi del 2015. La sua importanza è ampiamente riconosciuta perché i cosiddetti punti critici, ovvero le soglie oltre le quali piccoli cambiamenti possono portare a impatti importanti sul pianeta Terra, diventano più probabili oltre questo livello. Al momento non si sa quanto sarà intenso El Niño e ci auguriamo non sia forte come quello del 2016; tra qualche mese le osservazioni delle temperature dell'acqua nel Pacifico equatoriale ci daranno maggiori indizi. Del resto dobbiamo ancora passare la "barriera di primavera", ovvero quella fase in cui le previsioni del fenomeno perdono di attendibilità. 

El Niño avrebbe anche ripercussioni sui pattern meteorologici aumentando in maniera significativa la possibilità di siccità, inondazioni e ondate di caldo estremo laddove il fenomeno incide maggiormente, ovvero nelle aree prossime al suo sviluppo. I Paesi del sud-est asiatico ad esempio potrebbero vedere significativi problemi durante gli eventi di El Niño, con India, Indonesia, Filippine e Australia che spesso subiscono scarse precipitazioni o siccità. Il fenomeno nei mesi di maggio-luglio può portare a un deficit di precipitazioni monsoniche tra Pakistan e India.

L'Australia ad esempio soffre maggiormente degli impatti sia de El Niño che de La Niña. Con La Niña l'Australia ha sofferto per le piogge eccezionali, in particolare sul settore orientale. Durante El Niño invece la situazione sarà molto diversa, con meno piogge del solito mentre aumenterà la probabilità di avere temperature più alte e anche un aumento del rischio di incendi, aggravati dai cambiamenti climatici. In California potrebbe piovere di più anche attraverso più umidi Atmospheric Rivers. Sul Corno d'Africa i cambiamenti climatici, il riscaldamento dell'Oceano Indiano e La Niña hanno comportato quattro stagioni secche di fila e senza precedenti; El Niño provocherebbe invece siccità negli altopiani etiopi nei mesi di luglio-settembre e più precipitazioni durante la stagione delle piogge. El Niño non è chiaro in Europa; può causare dei cambiamenti nella circolazione atmosferica ma c'è molta variabilità sul comparto euro atlantico e il segnale è influenzato da altri fattori.


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