8 ottobre 2018
ore 15:27
di Daniele Berlusconi
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 Per tutti
Risultati che daranno un contributo fondamentale anche all'IPCC
Risultati che daranno un contributo fondamentale anche all'IPCC

Lunedì 8 Ottobre 2018 è uscito ufficialmente il rapporto speciale dell'IPCC (International Panel On Climate Change) a seguito della 48° sessione plenaria che si è tenuta a Incheon, Repubblica di Corea, dal 1° a al 5 Ottobre, dal titolo "Global Warming 1,5°C", ovvero "sugli impatti del riscaldamento globale di 1,5 gradi sopra i livelli pre-industriali e i relativi percorsi delle emissioni di gas climalteranti, nel contesto di rafforzare la risposta globale alla minaccia del cambiamento climatico, dello sviluppo sostenibile e degli sforzi per sradicare la povertà ".

In sostanza il rapporto mette in risalto i benefici del contenimento della temperatura media globale entro 1.5°C rispetto invece ai 2°C già previsti dai precedenti accordi, e dunque è stato necessario anticipare l'uscita ufficiale del nuovo rapporto ordinario (previsto per il 2023), in quanto potrebbe essere già troppo tardi per intraprendere azioni mirate a questo scopo. Oggi infatti il riscaldamento prodotto dalle attività umane ha già raggiunto il livello di circa 1°C rispetto al periodo pre-industriale e con un trend in continua crescita che punta a 1.5°C intorno al 2040.

Il nuovo rapporto conferma inequivocabilmente che stiamo già assistendo agli impatti negativi dei cambiamenti climatici, con temperature più elevate soprattutto sulle zone terrestri del pianeta, un innalzamento del livello del mare e un aumento di eventi estremi (ondate di calore, precipitazioni intense e periodi di siccità) in alcune zone del pianeta. Per limitare il riscaldamento globale entro 1,5°C è però necessario fin da subito intraprendere una serie di azioni in modo rapido in tutti i settori della società e dell'economia, in quanto è richiesta una riduzione immediata e progressiva delle emissioni di gas serra (e in particolare della CO2) per raggiungere emissioni zero nette intorno alla metà del secolo. Gli accordi del passato erano ancora troppo permissivi e prevedevano una riduzione delle emissioni che non sarebbe stata in grado di limitare il riscaldamento a 1.5°C.

Le evidenze scientifiche indicano che le differenze in termini di rischi a 1.5°C rispetto a 2°C sono maggiori di quanto si pensasse in precedenza. In particolare l'innalzamento di temperatura del pianeta a 1.5°C rispetto a 2°C comporterebbe tra le altre cose: minori rischi legati a temperature estreme e ondate di calore; minori precipitazioni intense e rischi di alluvioni e/o siccità; una riduzione del livello del mare di 10 cm; minore perdita di biodiversità ed ecosistemi; riduzione dell'aumento della temperatura oceanica che limiterebbe la perdita irreversibile di specie marine e delle barriere coralline; minori livelli di povertà e di rischi per le popolazioni più vulnerabili.

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