Meteo. ESTATE 2020, analisi della prima parte di una STAGIONE IN CONTROTENDENZA
Facciamo il punto della situazione della prima parte dell'estate 2020.
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L'estate 2020 risulta fino ad ora in controtendenza rispetto a quelle degli ultimi anni; il caldo è nel complesso accettabile. Non si registrano infatti ondate di calore intense e prolungate, quelle che in pratica hanno caratterizzato le estati roventi del nuovo millennio. Sull'Europa meridionale le temperature mostrano per i primi 40 giorni valori tutto sommato nella media o poco sotto mentre le anomalie termiche maggiori sono relegate all'Europa orientale e settentrionale. La Scandinavia è la zona che mostra fasi termiche contrapposte.
Su questo andamento dell'estate ha inciso molto la prima parte di giugno dominata dalle correnti atlantiche e da peggioramenti in serie. Questo era legato agli strascichi dell'ultimo riscaldamento della stratosfera polare di primavera (Final Warming)
A partire dall'inizio dell'estate astronomica la situazione è mutata con un cambio di scenario
Una maggiore presenza dell'anticiclone sull'Europa meridionale ha coinciso con un aumento termico ma anche con un clima relativamente più secco.
Nel complesso l'estate mostra la maggiore piovosità su diverse Nazioni
La Zona di Convergenza Intertropicale rimane bassa ad ovest
mentre il monsone piuttosto attivo dell'Africa occidentale (WAM) spinge soprattutto ad est. Un ITCZ più alto della media è correlato con caldo intenso sull'Europa meridionale. Ma correlazione non vuol dire causa.
E' un'estate 2020 modulata dall'anticiclone delle Azzorre in buona forma in pieno atlantico. Questo tipo di anticiclone era una caratteristica delle estati anni 70-90 sull'Europa, prima che il suo posto venisse preso dall'anticiclone africano con un aumento delle ondate di calore tra Mediterraneo e Balcani e con un clima estivo più caldo rispetto al trentennio precedente.
Ma il clima attuale non è quello di 30 anni fa: c'è più energia e i break temporaleschi che spezzano l'anticiclone risultano anche incisivi. Il caldo eccessivo e persistente fino ad ora non è dunque una prerogativa dell'Europa ma della Siberia, dell'Artico e degli Stati Uniti.