10 novembre 2023
ore 8:04
di Valeria Pagani
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 Per tutti

'Il primo elemento a favore del valore della scienza è familiare a tutti: il sapere scientifico ci permette di fare, di fabbricare, moltissime cose. Se sono cose buone, non è soltanto merito della scienza ovviamente, ma anche di una nostra scelta morale. La conoscenza scientifica è il potere di fare bene o male, ma non contiene istruzioni per l'uso. E' un potere il cui valore è ovvio, anche se può essere smentito da ciò che ne facciamo.' Così nel 1955 iniziava un discorso Richard P. Feynman, vincitore del premio Nobel per la Fisica nel 1965 per aver elaborato la teoria dell'elettrodinamica quantistica. Un discorso intriso di domande, di dubbi, di confutazioni, che rivela una tensione continua dell'oratore sulla questione di cosa è bene e cosa è male e di come la scienza può discernere l'uno e l'altro fattore, dirigendosi verso la strada del bene. Come lo stesso Feynman sostiene questo incamminarsi verso la strada del bene è una questione di scelta morale. E dunque, da parte di chi scienziato non è, di fiducia nella scienza e negli scienziati.

Il tema di quest'anno della Giornata Internazionale della Scienza per la Pace e lo Sviluppo è proprio 'costruire fiducia nella scienza'. Il ruolo della scienza nel plasmare il nostro futuro collettivo può infatti essere realizzato solo quando c'è fiducia. Una fiducia che abbiamo vissuto sulla nostra pelle quando ci siamo vaccinati contro il Covid e una fiducia che viviamo tutti i giorni quando le più autorevoli istituzioni scientifiche ci dicono che i cambiamenti climatici sono qui, sono ora e che le cause sono da rintracciare nella nostra economia e nel modo in cui sfruttiamo le risorse del Pianeta.

Ma la fiducia nella scienza non è una questione banale. Lo spiega bene Naomi Oreskes - storica della scienza e geologa - che nel suo libro 'Perché fidarsi della scienza?' asserisce che la scienza merita assolutamente la nostra fiducia, mauna fiducia che non deve però essere cieca, bensì vigile e razionale. Perché anche la scienza può sbagliare, ma l'esperienza e l'osservazione su cui si fonda suggeriscono che il procedimento scientifico funziona. E funziona bene. E per farlo funzionare ancora meglio Oreskes espone un criterio ulteriore: la diversità. Creare dei gruppi di lavoro e di ricerca il più diversificati possibile fa sì che i bias, ovvero le distorsioni che le persone attuano nelle valutazioni di fatti e avvenimenti, siano eliminati o quantomeno ridotti.

Vincenti sono infatti i centri di ricerca in cui collaborano persone provenienti da tutto il mondo, uniti dalla passione per la scoperta, indipendentemente dai colori delle bandiere, dai credo religiosi, dai retaggi culturali, dai confini territoriali. Al CERN, il più grande centro per la fisica delle particelle del mondo, collaborano circa 11mila ricercatori provenienti da tutto il mondo. La stazione spaziale internazionale è gestita come progetto congiunto da cinque diverse agenzie spaziali: la statunitense NASA, la russa RKA, l'europea ESA, la giapponese JAXA e la canadese CSA-ASC. Mentre in Giordania nel 2017 è sorto SESAME - Synchrotron-light for Experimental Science and Applications in the Middle East - un polo di cooperazione internazionale a sostegno della pace, in cui persone di cultura e religione diverse (musulmana, ebraica, cristiana), provenienti da paesi che sono considerati e si considerano nemici, lavorano insieme per un progetto comune.

Il ruolo della scienza oggi può essere anche quello di sostenere un dialogo di pace tra Paesi in conflitto tra loro: alcuni centri di ricerca possono essere un esempio concreto di relazione che rifugge le discordie, basandosi su un confronto aperto e mai violento. E proprio sul confronto, sul dibattito, sul dubbio si fonda il lavoro dello scienziato.

Stando ancora alle parole di Feynman: 'Noi scienziati ci siamo abituati, e diamo per scontato che sia perfettamente coerente non esser sicuri, che si possa vivere senza sapere. Non so però se tutti ne siano consapevoli. La nostra libertà di dubitare è nata da una lotta contro l'autorità, agli albori della scienza. Era una lotta profonda e possente: permetteteci di mettere in discussione, di dubitare, di non esser certi. E' importante, credo, non dimenticare questa lotta e non perdere così quanto abbiamo conquistato. In questo risiede una responsabilità verso la società.'


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