7 febbraio 2024
ore 14:16
di Carlo Migliore
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1 minuto, 32 secondi
 Per tutti

Sapevate che l'industria della moda è tra le più inquinanti al mondo? Rispetto a 50 anni fa la produzione di capi di abbigliamento è più che triplicata per rispondere alla domanda crescente. La gente compra più abiti e di conseguenza ne butta anche di più con un impatto ambientale significativo.  Ogni anno solo in Europa finiscono in discarica 4 milioni di tonnellate di vestiti mentre per produrli, solo in termini di emissioni di gas serra, prevalentemente CO2, l'industria della moda contribuisce per l'8/10% del totale, persino più del trasporto aereo. E se i vestiti che indossiamo potessero avere una seconda vita? La risposta ci arriva da una startup francese, Isover azienda del gruppo francese Saint-Gobain che ha implementato un sistema per trasformare gli indumenti non più utilizzabili in materiale isolante

I pannelli Isocoton ormai in produzione da oltre un anno, sono molto versatili e si prestano ad ogni tipo di isolamento, da quello termico a quello acustico. Le dimensioni sono di 120x60 cm e sono disponibili in quattro spessori diversi. Sul piano dei dati eccellente performance termica e classificazione sanitaria A+, dunque sicuri per gli abitanti. In termini di prestazioni acustiche, nessuna differenza con la lana di vetro, e grazie alla sua struttura flessibile facilita notevolmente il lavoro degli installatori. 

La produzione di Isocoton è un esempio di sostenibilità nell'industria dell'edilizia. Il processo di trasformazione segue un metodo a secco che garantisce basso impatto carbonico e ridotto consumo di acqua. Questo approccio non solo valorizza i rifiuti tessili, trasformandoli in risorse utili, ma contribuisce anche a ridurre l'inquinamento e la produzione di rifiuti. In un unica soluzione si può ridurre l'impatto ambientale di un settore (l'industria della moda) e supportarne un altro (l'edilizia).



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