29 luglio 2022
ore 10:43
di Valeria Pagani
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 Per tutti

La schermata dello smartphone segna cinque minuti a mezzogiorno. La mattinata di lavoro è stata lunga e lo stomaco inizia a brontolare. Con il passare dei minuti la fame si fa sempre più sentire e già si inizia a pregustare quella forchettata di paccheri con zucchine e pecorino che cucinano così bene alla trattoria dietro l'angolo. Anche se provare qualcosa di nuovo non sarebbe male: cosa proporrà oggi il menu? Orecchiette con pomodori secchi e noci? Frittata alle erbe aromatiche? oppure una bella insalata di riso con verdure? La giornata è calda e un piatto gustoso e nutriente va scelto con cura. Con molta cura. Partendo dal presupposto che mangiare è un atto politico, non dobbiamo dimenticare che tutto quello che mettiamo ogni giorno nel piatto ha un impatto sull'ambiente e sulle persone. Per questo possiamo imparare a riconoscere quali cibi sono più sostenibili di altri. Così da fare del bene al pianeta e di conseguenza anche a noi stessi. Un cibo sostenibile è un cibo nutriente, con un basso impatto ambientale in termini di utilizzo di suolo e risorse idriche impiegate per produrlo. È anche un cibo stagionale e locale, il cui trasporto verso i rivenditori viene ridotto al minimo. Quindi come scegliere gli alimenti da portare alla nostra tavola (e al nostro stomaco)?

Il cibo ha un impronta su terra e acqua

Le nostre scelte alimentari hanno un impatto significativo sull'ambiente, sia in termini di risorse idriche consumate che di gas serra emessi per la produzione. Nel complesso gli alimenti di origine animale tendono ad avere un'impronta maggiore rispetto a quelli di origine vegetale. Proviamo a portare qualche esempio. L'impronta idrica di un prodotto - una merce, un bene o un servizio - è il volume di acqua dolce utilizzata per produrlo all'interno di tutta la filiera. Per esempio un bovino destinato al macello consuma cereali (grano, avena, orzo, mais, piselli secchi, farina di soia e altri piccoli granaglie), foraggi (pascoli, fieno secco e altri) e acqua potabile. Per produrre il cibo mangiato dall'animale e per dissetarlo durante l'arco della sua vita, c'è appunto bisogno di acqua. Per questo la sua impronta idrica è tanto elevata, tanto che, sommando tutta la risorsa consumata, per produrre 1 kg di carne di manzo servono circa 15.000 litri di acqua. Per un chilo di verdure, invece, ne bastano 336 litri. Le verdure crescono in pochi mesi e l'acqua necessaria per farle crescere è quella che finisce direttamente nel suolo. Per riportare un altro ordine di grandezza,l'acqua necessaria per produrre 1 kg di carne bovina è quattro volte di più di quella per produrre 1 kg di pollame, più di sei volte maggiore di quella per 1 kg di pesce, nove volte più grande di quella utilizzata per i cereali e quarantacinque volte più grande di quella per le verdure. Per l'impronta ecologica, quella che guarda alle emissioni di gas climalteranti, la situazione non è molto diversa. La produzione di un chilogrammo di carne bovina emette 60 chilogrammi di gas serra, mentre 1 chilo di piselli ne emette a sua volta un chilo. Questo significa che una dieta sostenibile privilegia alcuni cibi rispetto ad altri: più verdure, frutta, legumi e cereali integrali, meno carne rossa e più uova o carni bianche. Noi italiani siamo fortunati, dato che la dieta mediterranea è una perfetta linea guida per scegliere questo tipo di alimentazione.

Stagionalità e riuso degli scarti

Come detto, un altro indicatore da prendere in considerazione per dei cibi sostenibili è la loro stagionalità. La produzione in serra infatti comporta dispendiosi costi in termini di energia e risorse. Così in inverno ci gusteremo arance, kiwi, mele, pere, carciofi, carote, broccoli, cavolfiori, finocchi, patate e zucche, per citarne alcuni, mentre d'estate ci sbizzarriremo con albicocche, ciliegie, fichi, fragole, lamponi, pesche, meloni, ma anche melanzane, peperoni, pomodori, zucchine, insalate di tutti i tipi e molte altre verdure ancora. Piatti sfiziosi si possono comporre con le verdure di stagione da accompagnare agli immancabili cereali della cucina italiana, prima tra tutti la pasta, ma anche il riso, oppure da abbinare a pesci pescati con metodi tradizionali o carni bianche allevate a terra. Ma non finisce qui. Se volete mettervi alla prova e diventare ancora più sostenibili, andate alla ricerca di quei prodotti che riusano gli scarti di altre produzioni o che evitano che le colture finiscano in discarica ancora prima di essere vendute. 

Per esempio è importante sapere che ad ogni raccolto di frutta e verdura un agricoltore italiano è costretto a scartare parte della propria produzione perché non conforme a degli standard estetici o dimensionali imposti dalla grande distribuzione. Per questo motivo è nato il progetto Bella dentro, la prima filiera italiana che ha creato una rete di aziende agricole dalle quali acquistare direttamente proprio quei prodotti che non vengono accettati perché "belli dentro" e non fuori. Bella Dentro propone la vendita di frutta e verdura "imperfetta" a chi abbia voglia di fare un acquisto di gusto e non di apparenza. O ancora c'è chi ha deciso di non buttare via niente e trasformare gli scarti di una filiera in nuova risorsa. Così l'azienda Circular farm raccoglie i fondi di caffè dai bar vicino Scandicci, in provincia di Firenze, e li usa come substrato per la coltivazione di funghi. Mente Biova project è un progetto che recupera il pane invenduto nei panifici del torinese e lo riutilizza come base per la realizzazione di un'intera linea di birre artigianali. Tutto il cibo sprecato ha un forte impatto in termini di risorse consumate e andate perdute per nulla. Possiamo quindi capire il profondo legame che esiste fraambiente e cibo. E noi abbiamo oggi la possibilità di fare la scelta migliore. Per la nostra salute e per il nostro pianeta.


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