26 luglio 2023
ore 10:25
di Valeria Pagani
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 Per tutti


Nella nostra vita dobbiamo fare i conti con un pericolo che non si vede ma c'è, perché è presente nell'aria che respiriamo. È l'inquinamento atmosferico, che rappresenta un grande rischio per la salute, dato che può causare malattie respiratorie e cardiovascolari, riducendo gli anni di vita e, nei casi peggiori, portando a morti che sarebbero potute essere prevenibili. 

In particolare nelle aree urbane l'esposizione agli inquinanti non è facilmente evitabile, anche se si possono presentare marcate differenze tra luogo e luogo. Secondo l'Agenzia europea dell'Ambiente (EEA), il livello dei principali inquinanti atmosferici in molti paesi europei rimane di gran lunga al di sopra delle linee guida sanitarie dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, tanto che il 97% della popolazione urbana è stata esposta a concentrazioni di particolato fine al di sopra del livello di riferimento sanitario. Questo avrebbe causato, nell'arco del solo 2019, circa 440.000 morti premature in Europa. E l'Italia risulta essere uno dei paesi più colpiti. Il report redatto da Legambiente dal titolo: "Mal Aria di città. Cambio di passo cercasi" evidenzia che nel corso del 2022 ben 29 città delle 95 analizzate hanno sforato i limiti giornalieri di PM10. In particolare Torino, Milano, Modena, Asti, Padova e Venezia hanno generato più del doppio degli sforamenti consentiti.

Anche secondo le rilevazioni dell'ISTAT, nel 2020/21 le città che riportano i valori più elevati sono quelle situate nella pianura padana, in cui certamente non aiuta la conformazione orografica, con le Alpi che limitano la circolazione atmosferica, ma nemmeno il fatto che sia uno dei luoghi più densamente popolati ed industrializzati d'Italia, se non d'Europa. Per poter rientrare nei limiti OMS, le città italiane dovranno ridurre mediamente del 33% le concentrazioni di PM10, del 61% quelle di PM2.5, del 52% quello di NO2.

Gli agenti inquinanti a cui bisogna prestare maggiore attenzione sono proprio quelli appena evidenziati: il particolato fine (Pm10) e ultrafine (Pm2.5), il biossido di azoto (No2) e l'ozono (O3). Le fonti di emissioni di questi inquinanti sono principalmente: i trasporti, gli impianti di riscaldamento e raffrescamento, l'industria e il settore agroalimentare. Uno dei maggiori contributi è dovuto al traffico su strada, quindi trasporto merci e veicoli leggeri. L'Italia può "vantare" il record di avere il più numeroso parco auto circolante d'Europa e anche uno tra i più vecchi. Secondo il report di Ace nel 2021 in Italia circolavano oltre 39,8 milioni di auto sulle strade, circa 663 veicoli ogni mille abitanti. Ci sono alcune regioni della penisola, come Val d Aosta e Trentino, in cui si contano anche due macchine per abitante. Altri importanti settori che danno origine al particolato sono il riscaldamento domestico e i sistemi di raffreddamento, il settore industriale e quello agricolo/zootecnico. Per esempio, gli allevamenti intensivi e le concimazioni emettono poco particolato primario, ma sono la principale fonte di ammoniaca (che reagisce con l'acido nitrico e con l'acido solforico portando alla formazione di nitrato d'ammonio e solfato d'ammonio, due sali inorganici presenti nel particolato).

Secondo Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, "È necessario agire con urgenza per salvaguardare la salute dei cittadini, introducendo politiche efficaci ed integrate che incidano sulle diverse fonti di smog, dalla mobilità al riscaldamento degli edifici, dall'industria all'agricoltura. In ambito urbano è fondamentale la promozione di azioni concrete sulla mobilità sostenibile attraverso investimenti importanti sul trasporto pubblico, il ridisegno dello spazio cittadino con pedonalizzazioni e zone 30, politiche di promozione dell'uso delle due ruote in sicurezza, la diffusione delle reti di ricarica dei mezzi elettrici, facilitando la scelta di ridurre fortemente l'uso dell'auto privata." Proprio nel report di Legambiente si leggono infatti delle proposte concrete per migliorare la qualità dell'aria nelle città e favorire una netta diminuzione degli inquinanti. Il passaggio dalle Ztl (zone a traffico limitato) alle ZEZ - Zone a zero emissioni -, queste ultime già sperimentate nel Regno Unito, in particolare ad Oxford. Le ZEZ sono aree in cui solo i veicoli a emissioni zero, i pedoni e i ciclisti hanno accesso illimitato.Tutti gli altri veicoli non possono accedervi, o, in alcuni casi, possono, ma solo a pagamento. Si punta anche al potenziamento del trasporto pubblico, ampliando l'offerta di linea con mezzi elettrici e la promozione di abbonamenti integrati, che permettano di utilizzare con un solo abbonamento i vari mezzi di trasporto pubblico (treno, autobus, metropolitana ecc.) che operano in una determinata area. Ma anche potenziare la mobilità condivisa, o sharing mobility, tra cui il carpooling, il carsharing, il bikesharing e la micro-mobilità (quindi scooter, skateboard, monopattini elettrici, biciclette a pedalata assistita...). Per questo l'associazione spinge per la realizzazione di 16mila nuovi km di percorsi ciclabili e pedonali, grazie ai quali si può ridisegnare lo spazio pubblico urbano a misura d'uomo. Questo permetterebbe di trasformare gli spazi di vita urbani nelle cosiddette "città dei 15 minuti", secondo cui la maggior parte delle necessità quotidiane dei residenti può essere soddisfatta spostandosi a piedi o in bicicletta direttamente dalle proprie abitazioni.

Per i sistemi di riscaldamento e raffreddamento viene proposto un grande piano di riqualificazione energetica dell'edilizia pubblica e privata, incentivando una riconversione delle abitazioni ad emissioni zero grazie alla diffusione di misure strutturali (l'obiettivo che si voleva raggiungere attraverso il Superbonus). Ma anche disincentivare l'uso di stufe a pellets e biomasse e sottoporle a controlli e revisioni. Le soluzioni per migliorare la qualità dell'aria - e della vita- dunque ci sono, ora sta a governi e cittadini metterle in pratica.


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