26 aprile 2023
ore 6:09
di Giorgio Kaldor
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 Per tutti


Il 26 aprile 1986 esplodeva il reattore numero 4 della centrale nucleare Vladimir Ilich Lenin di Chernobyl, cittadina ucraina situata ad un centinaio di chilometri a nord di Kiev, dando così inizio al più grave disastro atomico della storia. Furono 60 le vittime accertate, mentre sarebbero 4mila - secondo le prudenti ma controverse stime elaborate dal Chernobyl Forum, report redatto da varie agenzie delle Nazioni Unite - le morti causate dagli effetti a lungo termine dell'esposizione a radiazioni. Ancora oggi, insieme all'incidente di Fukushima del 2011, tale disastro è l'unico ad essere classificato al settimo livello, il massimo, della scala internazionale degli eventi nucleari e radiologici (INES). Uno spettro che in Europa continua ad essere alimentato, anche se in maniera impropria, ora che il conflitto totale tra Russia e Ucraina coinvolge direttamente la centrale di Zaporizhzhya, la più grande del Vecchio Continente, sequestrata all'inizio della guerra.

Per capire le differenze, bisogna andare in ordine e comprendere quali furono le cause della catastrofe di Chernobyl. Erano le 01.23 nell'allora Repubblica Socialista Sovietica Ucraina (ex URSS) quando gli operatori della centrale, guidati dall'ingegnere Valerij Chodemčuk, decisero di eseguire un test simulando un guasto al sistema di raffreddamento del reattore. Una scelta che, per una serie di inadempienze ed errori umani, portò le barre di uranio del nocciolo a surriscaldarsi davvero, causandone la fusione. Ne seguì una prima esplosione, che fece saltare le oltre mille tonnellate della copertura di acciaio e cemento del reattore.

Pochi istanti dopo, la nube di idrogeno e polvere di grafite ad altissima temperatura sprigionati dal nocciolo, entrando a contatto con l'aria produssero una seconda e più violenta deflagrazione, che distrusse gran parte dell'edificio, scoperchiandone il tetto e disperdendo nell'atmosfera grandi quantità di vapore contenente particelle radioattive che contaminarono un'area di 142 mila chilometri quadrati nel nord dell'Ucraina, nel sud della Bielorussia e nella regione russa di Bryansk. Le autorità, tuttavia, iniziarono l'evacuazione dell'area di Chernobyl solo dopo 36 ore dall'incidente. Circa 350.000 persone furono allontanate dalla vicina città di Pripjat' e dalle campagne adiacenti, mentre l'esercito stabiliva una zona di esclusione con un raggio di 30 km dalla centrale. Il governo sovietico cercò all'inizio di tenere la notizia segreta, ma il 28 aprile una stazione di monitoraggio svedese rilevò in atmosfera livelli di radioattività allarmanti e Mosca fu costretta ad ammettere l'incidente.

Ma per quali ragioni non possiamo paragonare il disastro di Chernobyl a ciò che sta avvenendo a Zaporizhzhya a seguito dello scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina? Innanzitutto, nel primo caso si è arrivati ad un'incidente nucleare, mentre per fortuna ad oggi la centrale di Zaporizhzhya, certamente minacciata dagli scontri, non ha per fortuna danni irreversibili. In secondo luogo, i reattori di Zaporizhzhya - di tipo VVER1000, a differenza dei RBMK ad acqua e grafite della centrale di Chernobyl - sono tecnologicamente diversi e più sicuri nonché sono stati monitorati di recente dagli esperti dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (IAEA), che tuttavia il 21 aprile riportavano bombardamenti quotidiani e di essersi dovuti proteggere a causa dei potenziali pericoli causati dalle attività militari.

"Ho visto chiare indicazioni di preparativi militari nell'area quando ho visitato la centrale nucleare di Zaporizhzhya poco più di tre settimane fa. Da allora, i nostri esperti del sito hanno spesso riferito di aver sentito detonazioni, a volte suggerendo un intenso bombardamento non lontano dal sito. Sono profondamente preoccupato per la situazione nello stabilimento", ha affermato il Direttore Generale della IAEA Rafael Mariano Grossi.

Infine, l'acqua pressurizzata nei 6 reattori, che serve sia come refrigerante che come moderatore, in caso di problemi permette di arrestare la reazione in modo veloce sicuro. Ad oggi, come ricorda la IEA, rimangono comunque dei rischi, visto che la centrale nucleare, nonostante le pressioni della comunità internazionale, continua a fare affidamento sull'unica linea elettrica funzionante rimasta per l'elettricità esterna di cui ha bisogno per il raffreddamento dei reattori e altre funzioni essenziali di sicurezza e protezione da incidenti nucleari. Il team dell'AIEA ha inoltre riferito che a seguito della significativa riduzione del personale, l'impianto di Zaporizhzhya attualmente non dispone di un programma sistematico di manutenzione e ispezione.


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