27 luglio 2022
ore 11:41
di Valeria Pagani
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 Per tutti


La colonnina del termometro sale e la pioggia ancora non cade. Intanto i raccolti patiscono, la terra diventa arida e i fiumi si svuotano, lasciando un flebile ricordo del tumultuoso mormorio della loro corsa verso il mare. Dopo mesi di precipitazioni assenti la situazione si fa sempre più critica, ma non è solo l'Italia a soffrirne, bensì il mondo intero. In conseguenza dei cambiamenti climatici sempre più accentuati e del degrado sempre maggiore dei corpi idrici, oltre due miliardi di persone si trovano oggi in condizioni di stress idrico. 

Cos'è lo stress idrico? - Lo stress idrico si verifica quando non c'è sufficiente disponibilità di acqua in termini di qualità e quantità per soddisfare le esigenze di una società e garantire un equilibrato apporto agli ecosistemi. In pratica domandiamo più acqua di quanta ne sia disponibile e/o quella che abbiamo non è utilizzabile perché inquinata, contaminata o non accessibile. Il rapporto del 2021 dell'AEA - l'Agenzia Europea dell' Ambiente - sulle risorse idriche afferma che lo stress idrico è già una realtà in molte parti d'Europa: circa il 20 % del territorio e il 30 % dei cittadini sono colpiti da questo fenomeno. Negli ultimi decenni la temperatura media annuale in Europa è cresciuta di 1,6-1,7 °Cal di sopra del livello preindustriale, provocando grande incertezza e influenzando la disponibilità di acqua.L'innalzamento delle temperature determina infatti una variazione del ciclo idrologico: causa maggiore evapotraspirazione e cambiamenti nei modelli di precipitazioni, meno frequenti in alcune aree e più concentrate in brevi lassi di tempo, determinando anche una riduzione delle portate dei fiumi.0

 E questo scenario è proprio quello a cui stiamo assistendo in questi giorni. Il Po, l'Adige, l'Arno, il Tevere imaggiori fiumi che percorrono la penisola sono ai minimi storici e con loro anche tutti gli affluenti. Arrancano a tentoni verso il mare, lasciando a bocca asciutta anche i grandi laghi in cui si immettono. Da nord a sud il fantasma del razionamento si fa reale: in 125 comuni lungo la valle del Po tra Piemonte e Lombardia è stato chiesto lo stop all'erogazione dell'acqua nelle ore notturne e anche in Lazio e in Abruzzo si parla di interruzioni della fornitura idrica. La risorsa sta diventando sempre più scarsa e più contesa e non si sa se potrà bastare per superare l'estate. 

Gli impatti della siccità - L'attuale siccità non solo avrà un enorme impatto ecologico, ma porterà presto a ingenti danni in campo sociale ed economico: a rimetterci saranno soprattutto i raccolti e, con loro, le tasche degli addetti nel settore agroalimentare. L'agricoltura è infatti il settore che richiede il maggior apporto di risorse idriche e senza l'acqua la produzione si ferma. Con oltre 522 miliardi di euro, il sistema agroalimentare italiano - dalla produzione, alla trasformazione alla vendita - rappresenta il 15% del Pil nazionale. In questo momento nel bacino padano, l'area economicamente strategica per il paese grazie alla presenza del Po, il 50% della produzione agricola e zootecnica è a rischio. Per esempio per meloni e cocomeri si prevede una riduzionetra il 30% e il 40% che arriva al 50% per il mais e la soia, produzioni il cui mercato è già ampiamente sotto stress per via dell'instabilità socio - politica tra Russia ed Ucraina.Ma come detto, lo stress idrico non implica solo la carenza di acqua, ma anche la sua inaccessibilità.Contaminazioni, infrastrutture inadeguate, conflitti o cattiva gestione delle risorse idriche possono minare ildiritto di accesso alla risorsa per molte persone. E se da una parte in Italia il 42% dell'acqua immessa nella rete idrica viene persa a causa dell'obsolescenza degli impianti, della corrosione e deterioramento delle tubazioni, a preoccupare maggiormente è un'altra questione. 

Fiumi, laghi e falde sotterranee sono infatti stati utilizzati per decenni del secolo scorso come discariche dove smaltire i reflui delle lavorazioni industriali, ma anche dell'agricoltura e della zootecnia. Secondo il rapporto di Legambiente "H2O - la chimica che inquina l'acqua" nella nostra penisola circa il 60% dei corpi idrici non è in buono stato e molti di quelli che lo sono non vengono protetti adeguatamente. Nelle acque sono state rilevate una quantità allarmante di contaminanti: dai pesticidi agli antibiotici, dai metalli pesanti alle microplastiche, dai fitofarmaci fino alle creme solari. Contaminanti che non sono solo nocivi per l'ambiente, ma che attraverso la catena alimentare arrivano fino all'uomo, minacciandone la salute. E così il mondo ha sempre più sete, ma sempre meno acqua da bere. La domanda di oro blu è aumentata di sei volte nell'ultimo secolo e continuerà a crescere, tanto che i ricercatori dell' MIT - Massachussets Institute of Technology - prevedono che entro il 2050 circa il 52% dei 9,7 miliardi di persone nel mondo vivrà in regioni soggette a stress idrico. La crisi è alle porte e lascia intravedere un futuro incerto e precario.


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